Fast fashion, la moda veloce nemica dell’ambiente
L’articolo di oggi arriva in seguito alla lettura del libro “Siete Pazzi ad indossarlo” di Elizabeth L. Cline. L’autrice mi ha accompagnata in un viaggio, prevalentemente ambientato in America, per comprendere quanto la moda veloce sia nemica dell’ambiente.
Ecco quindi che ti illustro brevemente quali sono le caratteristiche principali di questo fenomeno e i problemi ambientali ed etici che si porta dietro.
Cos’è la moda veloce
Come riportato nel titolo, questo fenomeno è definito fast fashion ossia moda veloce. La sua nascita possiamo farla risalire intorno agli anni 80, quando si è passati dalla logica del prodotto a quella della produzione. Si tratta di un cambio repentino di abiti e stili che non hanno più nulla a che fare con le stagioni. Le collezioni estate / primavera e autunno / inverno sono un ricordo lontano, in quanto oggi settimanalmente vengono aggiunti prodotti per lanciare nuove tendenze. Prodotti usa e getta invadono i negozi e ci spingono ad effettuare acquisti compulsivi per seguire la moda del momento, tralasciano il reale bisogno del bene stesso.
Basso prezzo corrisponde a bassa qualità
Se paghiamo poco un capo, infondo infondo, sappiamo già che la sua vita utile faticherà ad arrivare alla stagione successiva. Ma questo non ci spaventa, altri prodotti “esclusivi” troveranno spazio nel nostro armadio. Abbiamo però tralasciato un dettaglio importante, la loro composizione. L’etichetta, che era la prima cosa che ci si accingeva a guardare, oggi sembra un ricordo lontano. Niente paura, ci sono io a farti notare che la maggior parte dei capi contiene:
- acrilico (famiglia di fibre sintetiche ottenute dalla polimerizzazione dell’acrilonitrile)
- nylon, (fibra sintetica interamente realizzata in laboratorio con l’utilizzo di polimeri)
- poliestere (fa parte della famiglia del PET, ovvero la plastica con la quale si producono bottigliette).
Per un approfondiemnto sui tessuti ti suggerisco l’articolo di Life Gate “I tessuti ecologici, naturali e innovativi. L’origine e la lavorazione dell’abbigliamento sostenibile“.
Non è invece sempre vero il contrario. Ossia che i prezzi elevati corrispondo ad una buona qualità. Spesso infatti dietro i capi d’alta moda non si nascondo prodotti che impiegano materiali in grado di giustificarne il costo elevato. Ma la firma, marca o il brand, che dir si voglia, sono le ragioni principali per cui abiti fatti con materiali mediocri hanno pezzi esorbitanti. Certo con questo non voglio dire che è sempre così. Molto di frequente, però, accettiamo di pagare prezzi elvati per beni che in realtà potremmo pagare a meno della metà. Un esempio tra tutti, le borse di lusso che hanno un rincaro da dieci a dodici volte il costo di produzione.
La qualità richiede tempo il contrario quindi della velocità richiesta dal mercato, ecco che quindi a risentirne sono i materiali ed i tessuti impiegati.
Moda insostenibile
Questo tipo di moda non solo è nemico dell’ambiente ma anche delle persone stesse e dei loro diritti.
Andiamo per gradi. Partiamo dall’ambiente.
L’obiettivo principale delle aziende di fast fashion è fare in modo che tu cliente acquisti il maggior numero possibile di capi e il più rapidamente possibile. Con quali conseguenze? Certamente un esborso di denaro seguito poi dall’accumulo di abbigliamento che in pochi mesi andrà a finire nella spazzatura. Ma per realizzare quel capo sono state impiegate acqua, energia e altre materie prime. Di seguito un’infografica (presa in prestito da) “L’impatto della produzione e dei rifiuti tessili sull’ambiente“, in grado di far comprendere quanto le proporzioni di cui parliamo siano tutt’altro che una “paranoia da ecologisti”.
I prodotti chimici utilizzati per la produzione di tessuti sintetici come l’idrossido di sodio e il solfuro di carbonio derivano dal carbone, dal petrolio o dal gas naturale. Una volta smaltiti in una discarica o inceneriti, questi e altri prodotti chimici spesso filtrano nelle acque sotterranee. Un motivo in più per leggere la composizione degli abiti che acquistiamo.
Persone dietro i vestiti
I costi ridotti della fast fashion sono quindi dovuti principalmente al modello di produzione, che avviene in paesi estremamente poveri come Bangladesh, Cambogia, India e Cina, utilizzando materie prime non sottoposte a controlli o esami chimico-fisici previsti dalle leggi Italiane, o da altri paesi Europei. Allo stesso modo non vi è alcun rispetto dei diritti basilari del lavoro quali paga minima, orari, rappresetanza sindacale.
Il movimento Slow fashion
Lo Slow Movement è un movimento appunto che nasce in contrapposizione all’idea della moda veloce. Esso propone un cambiamento di tipo culturale. L’idea di cambiamento è indirizzata a vivere una vita in maniera più completa e meno accelerata tipica della società attuale. Anche noi però, in quanto consumatori, dobbiamo sforzarci mettendo del nostro al momento dell’ acquisto. Potremmo iniziare ponendoci domande come: Mi serve davvero? Dove è stato fatto? Durerà nel tempo? Con quale materiale è stato realizzato? Solo così saremo in grado di comprare qualcosa che ci serve e che duri nel tempo.
Consigli per acquisti
Se la risposta alla domanda: Mi serve davvero? è positiva, allora come prima cosa ti suggerirei di recarti in un negozio di robe usate. Se nella tua città non ce ne sono niente paura sul web ci sono molte app e siti online dedicati (Vintend, Wallapop Greenchic). Se hai Facebook puoi sempre cercare gruppi come ad esempio Te lo regalo se te vieni a prenderlo o lo stesso market place dove quotidianamente sono pubblicati numerosi annunci.
Se hai trovato interessante questo articolo o se vuoi suggermi un argomento da trattare lascia pure un commento nella sezione in basso.