La responsabilità sociale d’impresa
Da un po' di anni seguo con interesse tutto ciò che ruota attorno alla responsabilità sociale d’impresa, non ultimo, il network CSRnatives di cui sono membro. Con loro ho condiviso la mia personale definizione di CSR.
Prima di addentrarci nella definizione puntuale del concetto e la sua comparsa, proviamo a ragionare insieme sulle singole parole.
- Responsabilità: necessità di assunzione delle conseguenze delle proprie azioni.
- Sociale: oltre la sfera strettamente personale, collettiva appunto.
- Impresa: un’attività economica finalizzata alla produzione di un bene o servizio.
Adesso cerchiamo di ricomporle.
Evoluzione storica del concetto di Responsabilità sociale d’imprese
Il concetto di responsabilità sociale è relativamente giovane, potremmo dire che rientra nella generazione X (1965-1980) compare infatti con maggiore insistenza tra gli anni ’60 e ’70. Certo, alcuni teorici già a partire dagli anni ’30 intuirono che i manager avevano obblighi sociali e non solo economici ma è nella seconda metà degli anni ’70 che si registra un punto di svolta.
La piramide di Carroll, infatti, con i suoi quattro livelli di responsabilità divene un punto di riferimento per tutti gli studiosi di Corporate Social Responsability (CSR).
Partendo dalla base, responsabilità:
- economica, permette agli stakeholder primari (azionisti, clienti, dipendenti, fornitori) di avere remunerazioni. Al contempo si richiede alle imprese di produrre beni e servizi da vendere alla società ad un prezzo equo.
- giuridica, che consiste nel rispetto della legislazione dei paesi in cui opera l’azienda.
- etica, l’impresa s’impegna ad accettare i bisogni emergenti della società e s’impone volontariamente comportamenti etici.
- filantropica, consiste in una responsabilità, del tutto discrezionale, nei confronti della società che va oltre le questioni economiche e prevede erogazioni liberali e investimenti nella comunità.
Un punto di svolta grazie al quale sono state individuate le diverse sfaccettature delle responsabilità fino a quel momento ignorate.
Viva gli anni 80
Negli anni ’80 Freedman affianca agli stakeholder primari (azionisti, clienti, dipendenti, fornitori) anche i secondari (sindacati, associazioni locali, associazioni speciali, gruppi sociali, mass media, associazioni consumatori, associazioni ambientalisti).
Grazie alla loro individuazione Freedman riesce a ritagliare uno spazio significativo anche alla collettività, per troppo tempo ignorata. Si passa, quindi, dalla stockholder view in cui i manager non devono rispondere a nessun obbligo morale alla stakeholder view nella quale l’impresa per poter generare ricchezza deve costruire relazioni di fiducia con i portatori d’interesse primari e secondari.
Negli stessi anni compare la teoria Business Ethics (Etica d’impresa) che si differenzia dalla precedente per aver posto l’accento sui valori etici su cui i comportamenti devono basarsi. La toria ha distinto la visione “strategica” da “etica” della CSR:
- strategica individua il sorgere di un certo tipo di vantaggio, non necessariamente economico, ma anche reputazionale, dal perseguimento di finalità sociali da parte dell’impresa;
- etica prevede una sorta di dovere dell’impresa ad agire correttamente senza danneggiare nessun soggetto. Tale agire deve essere in primo luogo giusto, anche se non necessariamente vantaggioso.
Definizione Libro Verde
Nel Libro Verde del 2001 la Commissione europea decide di proporre un proprio quadro per la responsabilità sociale definendola come:
Essere socialmente responsabili significa qualcosa in più che soddisfare solamente gli obblighi giuridici applicabili. Ci si aspetta maggiori investimenti nel capitale umano, nel cura dell’ambiente e nei rapporti con le altre parti interessate.
Dopo aver parlato delle teorie della responsabilità sociale d’impresa nel prossimo articolo entreremo nel vivo del tema analizzando esempi concreti.
Se ho dimenticato qualche teoria fammelo notare lasciando un commento!