Scarti Alimentari: tante idee per trasformarli in risorse
Sono molto felice di lasciare spazio, quest’oggi, ad una nostra amica, Federica Mastrolonardo, tecnologa alimentare e da sempre affascinata dal mondo del food e delle sue innovazioni. Per Comunità Circolare ha scritto un interessantissimo articolo sugli usi più funzionali e creativi degli scarti alimentari. Leggilo e lasciati stupire, poiché come dice sempre la nostra Federica:
Sono fermamente convinta che tutto abbia svariate potenzialità, sta a noi non porci limiti per trovarle!!
Il recupero dei materiali è uno dei principi fondamentali del concetto di Economia Circolare. Tale principio è applicabile anche, e soprattutto, al mondo del food: infatti la comunità scientifica e molte realtà aziendali già da qualche anno sono all’opera per cercare di riutilizzare gli scarti alimentari e dare loro un nuovo valore.
Ti sei mai chiesto che cosa si potrebbe ricavare da una tazzina di caffè? E dalle bucce degli agrumi o delle banane?
Con prospettive che cambiano e idee che nascono, questi materiali stanno diventando risorse preziose.
Nelle prossime righe ti presenterò qualche esempio. Perciò mettiti comodo e scopriamo insieme quali sono le applicazioni più interessanti degli scarti alimentari.
Bucce in abbondanza
Alcune colture vegetali e lavorazioni industriali generano annualmente fino al 30% di materiale di scarto che non viene poi riutilizzato. L’ironia della sorte vuole che questo materiale sia un serio problema per l’ambiente e la società. Allo stesso tempo è anche un pesante onere economico per le aziende che si devono fare carico del loro smaltimento. Oggigiorno però processi e tecnologie innovative permettono che questi scarti vengano nuovamente reinseriti nel contesto alimentare.
Facciamo un esempio. La melagrana viene trasformata in succo, ma quasi la metà del frutto rimane come sottoprodotto, ossia bucce e semi. Anziché gettarli via, possono essere aggiunti a preparati a base di carne, influendo positivamente sul periodo di conservazione e sulle loro caratteristiche igienico sanitarie. In particolare gli esperimenti sono stati eseguiti su chicken nuggets e salsiccia di manzo. In entrambi i casi le componenti antiossidanti e antimicrobiche della melagrana hanno apportato notevoli miglioramenti ai prodotti.
Un altro studio ha messo in luce le potenzialità di buccia e semi se aggiunti al gelato. Si avete letto bene! Il gelato attualmente disponibile in commercio è generalmente povero di antiossidanti e data la forte richiesta di prodotti sempre più sani, si sta cercando un modo per produrne una tipologia con proprietà antiossidanti e antidiabetiche, ma senza cambiarne il gusto.
Insomma, il passo da scarti a ingredienti che possono migliorare la qualità e il valore nutrizionale dei prodotti che mettiamo nel carrello della spesa è davvero breve.
100% Ecosostenibile
Nel 2020 solo in America sono stati consumati circa 6 miliardi di avocado, generando così una gran quantità di rifiuti tra bucce e semi. L’azienda messicana Biofase ha ideato un processo per trasformare i semi di avocado in resina di bioplastica. Con un trattamento mediante calore si possono sviluppare svariate forme per contenitori di cibo, piatti, posate e coperchi per il caffè.
Il mondo della bioplastica si sta sviluppando velocemente e i riflettori della ricerca sono puntati proprio su questo materiale in quanto per la sua produzione non sono impiegati combustibili fossili, contengono meno sostanze chimiche tossiche e la sua decomposizione è molto più veloce (circa 1 anno vs 100 anni necessari alla decomposizione della plastica).
Anche le carte ecosostenibili stanno prendendo sempre più spazio nel mondo della ricerca e ne è esempio il “Crush Fagiolo”, ossia la carta per il packaging 100% riciclabile realizzata dagli scarti di lavorazione del fagiolo. L’azienda italiana Pedon che l’ha ideato seleziona i sottoprodotti da migliaia di produttori di legume e tramite la lavorazione ottengono un packaging che può essere messo direttamente a contatto con il prodotto alimentare, riducendo del 15% il quantitativo di cellulosa vergine derivante dagli alberi e del 20% l’emissione di gas serra. Il tutto è completato dall’utilizzo di inchiostri ecologici e con il quadrato di PLA ottenuto sempre da scarti vegetali.
Che cosa rimane di una tazzina di Caffè?
Ogni anno nel mondo si bevono 660 miliardi di tazze di caffè, quindi puoi ben immaginare quanto sia enorme la produzione di fondi di caffè. Dopo una gustosa tazzina di caffè viene spontaneo buttarne via i fondi, cioè la polvere umida rimasta.
In pochi sanno, però, che negli anni molte aziende si sono cimentate nel creare valore dai fondi di caffè, utilizzandoli:
- i trattamenti delle acque reflue per “legare” e catturare i metalli pesanti.
- la produzione di combustibili, quali biodiesel e bioetanolo.
- la coltivazione di funghi commestibili in quanto anche gli avanzi del caffè sono ricchi di nutrienti e composti bioattivi, utili per la crescita di altre specie.
- la creazione di un materiale innovativo composto per il 40% da questi scarti per la produzione di mobili come tavolini da caffè.
Sono convinta che usare questo sottoprodotto in maniera utile ci farebbe sicuramente gustare di più il nostro coffe break.
Un filo conduttore fra scarti alimentari e il mondo della moda
L’industria tessile (inteso come fast fashion) è uno dei settori col più alto impatto ambientale. Allo stesso tempo la filiera degli agrumi produce ogni anno circa 1 milione di tonnellate di scarti.
Una azienda catanese, Orange Fiber, ha fuso le due realtà brevettando un processo per ottenere fibre e tessuti partendo dai sottoprodotti degli agrumi.
Il risultato? Un filato che può essere tinto, tessuto e confezionato. Questo materiale così innovativo ha attirato l’attenzione dello storico marchio italiano Salvatore Ferragamo che ha impiegato questa particolare fibra per la sua collezione lanciata in occasione del Earth Day nel 2017.
Altre realtà stanno sperimentando un processo partendo dagli scarti della pianta del banano. La parte da cui si sviluppa il casco di banane viene tagliata a seguito di ogni raccolto ma può essere anche lavorata e riutilizzata. In particolar modo sembra si possano ottenere sia fibre più grossolane, utili per tessere tappeti e materiale di rivestimento, sia fibre più sottili e pregiate adatte per il settore dell’abbigliamento. Si ottiene così la cosiddetta “seta di banana”.
Ma non è finita qui. Esiste in commercio anche la pelle 100% vegetale ottenuta delle foglie dell’ananas. Dalla loro lavorazione si ricava un materiale utilizzabile per la produzione di borse e scarpe, ma con un notevole risparmio di acqua e riduzione di inquinamento rispetto alla produzione di pelle vera.
La conoscenza è consapevolezza
Queste sono solo alcune delle tante soluzioni che dimostrano come innovazioni alimentari, bioeconomia e principi di Economia Circolare possono rendere gli scarti delle significative risorse per il territorio. Ma soprattutto la conoscenza di queste potenzialità e applicazioni ci dà la possibilità di fare scelte più sostenibili, green e in linea con i bisogni del nostro pianeta!
Mi auguro, un giorno, di poter guidare una macchina i cui rivestimenti siano fatti con pelle d’uva e leggere libri le cui copertine profumino di frutti esotici.
Spero che questo articolo ti sia piaciuto, ti abbia incuriosito ma soprattutto che ti abbia fatto scoprire qualcosa di nuovo. Se sei a conoscenza di altre realtà simili e vuoi farmele conoscere, puoi contattarmi tramite il mio profilo Linkedin.